<<L’alimentazione s’inscrive in una rete di scambi e di mediazione tra gli individui; infatti, offrire e ricevere il cibo, mangiarlo insieme, significa riconoscere e accettare reciprocamente i legami che si stabiliscono o che si riaffermano>> (Apfeldorfer, 1993, pg.15).
<<Per tutti gli esseri viventi mangiare è una necessità vitale irreprimibile, uno slancio vitale incontrastabile […]. Non è possibile, tuttavia, ridurre un atto così importante, alla semplice ingestione di elementi nutritivi destinati a fare da “carburante” al nostro organismo>> (Apfeldorfer, 1993, pg.5; pg.14).
Eccoci care mamme, cominciamo a toccare uno degli argomenti “caldi” che fanno parte della crescita di un bambino e anche come genitore: l’ALIMENTAZIONE.
Avete mai notato che una delle prime informazioni che si danno/ricevono e che si chiedono appena nasce un bambino riguarda il peso?
“Ebbene Sì… E’ nato/a…, il nostro cucciolotto pesa 3 chili e 500 grammi!”: questo è un esempio del primo messaggio che ci appare sul cellulare quando ci avvisano del lieto evento.
Per quale motivo si dà così importanza ad un elemento che, in fin dei conti, potrebbe essere relativo per chi riceve tale informazione?
La mia risposta è molto semplice ma diretta: perché attraverso le variazioni di peso di un bambino si può capire se CRESCE, se è SANO ed in BUONA SALUTE.
L’argomento “alimentazione” è talmente vasto e di grande interesse che sicuramente non esaurirò i vostri dubbi o le vostre domande (di questo ne sono certa!) però vorrei cominciare a soffermarmi su uno degli aspetti che in quanto psicologa mi sta più a cuore: il significato sotteso al nutrimento.
Ho iniziato questo post riportando una citazione che, a mio parere, descrive molto bene cosa si intende per alimentazione: MANGIARE è PRIMA DI TUTTO UNO SCAMBIO COMUNICATIVO. Quale messaggio quindi si riceve e si invia quando si mangia?
Mangiare è comunicare.
Il primo gesto che si compie in ambito alimentazione/comunicazione è proprio l’allattamento… ALT! Questo non vuol dire che non allattare significa non comunicare e non entrare in relazione con il proprio bimbo! L’allattamento serve a dare dei ritmi, serve ad esprimere un contatto visivo, olfattivo ed EMOZIONALE tra madre e bambino, ma ricordiamoci che tutto ciò può avvenire anche con le coccole e gli abbracci che ragalate a profusione ai vostri nanetti.
Per svilupparsi normalmente il lattante non ha bisogno solo di essere nutrito e tenuto pulito, ma anche di affetto e di tenerezze. E’ stato Winnicott che ha sottolineato per primo la necessità dell’empatia materna per il corretto sviluppo del bambino (Winnicott D.W., 1969). Per il bambino non sono importanti i singoli comportamenti, ma, è il clima emotivo generale e l’atteggiamento che la madre ha verso di lui che viene percepito in maniera globale.
Avendo quindi la nutrizione tutta questa importanza mi sembra ovvio che i NaniGemelli (ma non solo!) cerchino di attirare la vostra attenzione dimostrando il loro “potere” nella scelta di mangiare o non mangiare, di lanciare il cibo preparato con tanto impegno sul vostro nuovo maglioncino o di tirare a lucido il piatto neanche fossero delle idrovore ripossedute dal demonio! Teniamo a mente sempre che il pasto rappresenta il momento in cui i bimbi sanno che saranno insieme a voi genitori (o alle persone che si prendono cura di loro durante il giorno): è uno spazio di condivisione e di comunicazione, appunto. E come possono mandare messaggi se non attraverso dei gesti e delle azioni?
Ciò che vorrei esprimere riguarda l’importanza di focalizzare e dirigere l’attenzione in primis sul ruolo che il modo di alimentarsi riveste all’interno delle relazioni. Il tema dell’alimentazione quindi deve essere affrontato tenendo conto del significato che essa assume per tutti i membri della famiglia.
Spesso mi viene chiesto se vi siano dei modi giusti o sbagliati di affrontare una corretta educazione alimentare (pasti quotidiani, spuntini, merende e così via) perché spesso i genitori sono fortemente preoccupati rispetto alla malnutrizione dei bambini (sia in eccesso sia in difetto). Ciò che risulta importante non è solo il QUANTO ma il COME un bimbo viene alimentato.
A questo proposito volevo sottoporvi ciò che la letteratura suggerisce riguardo all’influenza delle relazioni familiari e dell’obesità infantile. Alcuni autori hanno avanzato l’ipotesi che l’obesità e l’iperalimentazione sarebbero la conseguenza di relazioni complesse e spesso alterate all’interno della famiglia per cui il cibo è usato non solo per soddisfare il bisogno fisiologico ma diventa un mezzo per esprimere affetto o per creare alleanze. Infatti, Ganley (1992) studiando un gruppo di 120 madri di bambini obesi ha rilevato che i genitori di tali bambini apparivano più disimpegnati e più rigidi, la comunicazione nella coppia genitoriale era deludente e poco sviluppata e spesso avevano difficoltà a gestire sentimenti di rabbia e frustrazione (Ganley R.M., 1992; Harkaway J.E., 1989).
L’ambiente familiare e, particolarmente le relazioni con i genitori, hanno un ruolo determinante nello sviluppo e nel mantenimento dell’obesità infantile, infatti, come è emerso da numerose ricerche, la famiglia svolge un ruolo importante sia nello sviluppo sia nella prevenzione dei problemi di peso (Epstein, Klein, Wisniewski, 1994; Epstein, 1996).
Quello che risulta fondamentale sottolineare, secondo me, al di là delle ricerche psicologiche e relazionali, è quello che voi genitori di NaniGemelli riuscirete a trasmettere alle vostre piccole pesti: più loro percepiranno e sentiranno la vostra “presenza” – che non vuol dire solo esserci, ma anche partecipare – più i momenti dei pasti saranno piacevoli e “gestibili”; più darete regole e vi manterrete coerenti con le decisioni prese (la merenda è alle 16? Bisognerà cercare di mantenere costante la regolarità dell’orario per far sì che si crei l’abitudine che dà ai NaniGemelli SICUREZZA) più il vostro bimbo affronterà sereno quel piatto colorato pieno di pappe buone!
… E ora tutti a tavola, si comunica… ops, volevo dire SI MANGIA!
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